FT-CI

Intervista a Mario Caballero

Oaxaca, le due tendenze del Congresso dell’APPO

22/11/2006

Fra il 10 e il 12 novembre si è svolto a Oaxaca il Congresso Costitutivo dell’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, in che contesto si è tenuto il Congresso [1]?

Mario Cabllero: Il Congresso si è tenuto in un contesto marcato dall’eroica resistenza delle masse oaxaqueñas, in particolare dalla vittoria che ha rappresentato la “Battaglia della Città Universitaria” dello scorso 2 novembre quando migliaia di studenti, lavoratori e contadini hanno sconfitto la polizia federale (PFP) che intendeva sgomberare l’APPO da uno dei suoi bastioni centrali, il campus dell’Università Autonoma Benito Juárez (UABJO) [2]. Inoltre, il Congresso si è svolto in un contesto in cui, a livello nazionale, settori dei partiti del regime messicano vogliono che il governatore dello Stato di Oaxaca, Ulises Ruiz (URO), faccia marcia indietro è si dimetti di una maniera o l’altra, anche se il PRI non vuole cedere, prendendo in considerazione il prezzo politico che rappresenterebbe le dimissioni di URO [3]. Il Congresso, infine, si è tenuto in una fase in cui settori della direzione del movimento di Oaxaca hanno provato a farla finita con la lotta senza avere ottenuto soddisfazione rispetto alle rivendicazioni del popolo oaxaqueño. Penso in particolare all’attitudine crumira di Rueda Pacheco, della direzione della 22° sezione del CNTE [4]], ma anche alla politica portata avanti da alcuni settori come quello di Flavio Sosa e il FPR [5] che proponevano e continuano a proporre nuove misure conciliatorie, come per esempio smantellare una parte delle barricate senza avere ottenuto prima il ritiro effettivo della PFP. Cioè propongono di lasciare il controllo della città al governo federale. Allo stesso tempo, una parte di questi settori dirigenti hanno cominciato ad avvicinarsi al PRD, un partito che ha sempre cercato di differenziarsi del radicalismo dell’APPO e adesso, dopo l’entrata della PFP, prova a scavalcare il movimento per evitare un’ulteriore radicalizzazione e chiudere il conflitto apertosi nello Stato di Oaxaca. Nonostante ciò, l’arrivo del dirigente nazionale del PRD Leonel Cota Montaño in pieno Congresso dell’APPO ha generato molto scontento. I delegati di base hanno subito cominciato a scandire “APPO! APPO!” e altre parole d’ordine ostili al PRD.

Quali settori si sono espressi in questo Congresso?

MC: Il Congresso è stato attraversato da due grandi tendenze. Da una parte, l’ampia base degli insegnanti in lotta e delle comunità contadine hanno inviato dei delegati (in totale 3.000) che con determinazione hanno votato di continuare la lotta secondo le sue rivendicazioni storiche, “Fuori URO”, constatazione della sparizione dei poteri [6]] e l’esigenza che la direzione voti un piano di azioni effettivo. Dall’altra parte, alcuni dirigenti ed organizzazioni hanno sostenuto che l’APPO doveva trasformarsi in un movimento politico nel quadro del regime politico messicano attuale e volevano semplicemente disattivare il movimento.
Attraverso manovre e pressioni, questi settori hanno cercato di frenare la combattività dell’APPO e condurre la lotta su una via istituzionale per poter partecipare all’assemblea legislativa statale oaxaqueña. Il Congresso dell’APPO ha lasciato in chiaro che esisteva un’ampia avanguardia combattiva, quella che ha sostenuto la lotta contro la PFP (anche se la direzione dell’APPO allora non aveva preparato la resistenza della domenica 29 ottobre [7]), quella che ha ricostruito le barricate e ha resistito nella UABJO il 2 novembre e che oggi si esprime politicamente e discute contro le proposte di coloro che vogliono dare via la lotta. Si tratta di un settore che esprime una nuova soggettività che sta cominciando a sorgere in Messico, con metodi radicalizzati ma che si pone anche il problema di costruire forme di auto-organizazione superiori e meccanismi di autodifesa.

Quali sono state le discussioni e dibattiti centrali?

Anche se i settori conciliatori hanno lasciato che durante i primi due giorni si esprima lo scontento della base rispetto alle loro orientazioni, quando è arrivata l’ora di votare gli orientamenti futuri dell’APPO, la direzione voleva che si varasse come prima risoluzione la ripresa delle attività lavorative a Oaxaca. Lo Stato e la capitale che non sono del tutto paralizzati, ma questa risoluzione, volevano fare appello alla ripresa al lavoro in maniera formale e netta. Volevano inoltre che “il governo federale cominciasse a negoziare con l’APPO per ridare progressivamente il potere al governo dello Stato e in scambio dare un posto nell’organismo legislativo oaxaqueño per l’APPO”. Quando la presidenza ha letto questa proposta, si è sentito un urlo di protesta fra i congressisti che hanno cominciato a gridare “la lotta già è stata venduta!”, mentre i settori conciliatori rispondevano cantando “unità !”. La base dei congressisti ha allora scandito “unità si, però senza charrismo [burocrazia] sindacale! [8]”.

Di fronte a questa risoluzione, un ampio settore di delegati ha presentato una mozione che sottolineava la necessità di sviluppare la rappresentazione democratica dell’APPO e di costruire una strategia che permettesse che l’APPO di trasformarsi nel potere popolare reale dello Stato. La direzione, vedendo che non avrebbe potuto raggiungere la maggioranza dei voti e di fronte alla paura di perdere la votazione ha preferito lasciare la discussione senza che l’Assemblea si pronunci. Malgrado tutto ciò, sono apparse chiaramente agli occhi di tutti due tendenze. Da una parte, c’è chi vuole utilizzare la via istituzionale attraverso i processi elettorali. Dall’altra, c’è chi invece vuole avanzare nei fatti verso la costituzione del “potere popolare”.

Un’altra discussione importante è stata quella della formazione di una nuova direzione. Si è stabilito la necessità di formare un Consiglio Popolare dell’APPO, un corpo collegiale a livello dello Stato composto da 260 compagni e compagne che non avrebbe dirigente ne unico ne permanente. Sarebbero membri onorifici gli ex prigionieri politici e membri dell’APPO ricercati per avere partecipato alla resistenza.

Nonostante tutto lo screditamento di alcuni dirigenti come Rueda Pacheco, di cui è stato per esempio chiesto la destituzione, i settori più radicalizati dell’APPO non sono riusciti a fare fuori i settori conciliatori della vecchia direzione. Attraverso diverse manovre, questi settori hanno impedito che si avanzasse nella costruzione di una direzione più rappresentativa della lotta attuale, con un programma e una politica conseguente.

Quali sono le prospettive?

MC: Il Congresso ha votato un programma d’azione nel quale è chiaramente definito la necessità per la direzione di ricuperare il centro di Oaxaca, di costruire nuove barricate, di rioccupare gli edifici pubblici statali e municipali e bloccare le principali strade. A questo è stato aggiunto la decisone secondo la quale la rivendicazione centrale, “fuori URO”, non è negoziabile.
Le prospettive al giorno di oggi sono molto complesse. Dopo la vittoria della resistenza il 2 novembre e prendendo in considerazione lo stesso Congresso Costitutivo che si è appena concluso, la migliore via d’uscita della crisi per il regime sembra di essere negoziare con il PRI le dimissioni indirette di URO. I partiti del Congresso asseterebbero fino al primo dicembre per evitare di dovere organizzare elezioni anticipate a Oaxaca. Dall’altra parte, lo sviluppo del Congresso ha dimostrato che esiste una vera lotta politica in seno all’APPO e che esistono le condizioni per far sì che sorga un’alla di estrema sinistra, organizzata e combattiva, disposta a disputare la direzione del movimento all’alla conciliatrice, che il governo prova a rafforzare per poter meglio integrarla al giuoco politico istituzionale. Fa parte di questa tendenza combattiva il processo antiburocratico che sta prendendo corpo all’interno dei sindacati che partecipano all’APPO. Questo processo si organizza intorno al FSODO (Fronte di Sindacati e Organizzazioni Democratici di Oaxaca) e coinvolge soprattutto i lavoratori della Sanità e dell’Università , per i quali le loro direzioni sono rimaste immobili durante il sollevamento e hanno dei tratti burocratici.

Come LTS-CC abbiamo fatto delle proposte nel Congresso. Sosteniamo che per ottenere dei risultati rispetto alle rivendicazioni del movimento, bisogna opporsi a tutte le misure di pacificazione e ai tentativi di farla finita con la lotta, mentre URO non si sia dimesso. Bisogna combattere per espellere la PFP e URO, riprendendo la via della mobilitazione statale e nazionale, dando impulso a un grande sciopero nazionale in solidarietà con il popolo di Oaxaca. Difendiamo anche, in questo senso, la necessità di continuare ad avanzare per rafforzare l’APPO come organismo d’auto-organizzazione per la lotta, consolidando l’unità di tutti i settori che difendono la Comune di Oaxaca. Fa parte della lotta per imporre un governo provvisorio dell’APPO e delle organizzazioni in lotta, una lotta opposta alla proposta di trasformar l’APPO in una semplice organizzazione adattata al putrefatto regime pro-padronale di Oaxaca.

“L’eredità ” che lascia Fox a suo successore, Felipe Calderón, è una bomba di tempo. Confrontato alla fine del suo mandato a molteplici problemi, molto indebolito, Fox cede il passo a un presidente che appare agli occhi di ampi settori completamente illegittimo. Dovrà definire presto come affrontare la vicenda oaxaqueña e lo scontento percettibile popolare a livello nazionale.

La vittoria della lotta di Oaxaca rafforzerebbe la lotta nazionale contro “il regime dell’alternanza [9]”. L’obiettivo della lotta di Oaxaca dovrebbe essere la preparazione di uno sciopero generale politico per che se ne vadano Fox, Calderón e i politico borghesi. Sarebbe il primo passo per andare verso un governo dei lavoratori e dei loro alleati delle città e delle campagne.

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  • [1Intervista a Mario Caballero, dirigente della Liga de Trabajadores por el Socialismo-Contra Corriente (LTS-CC), sezione messicana della FTQI, realizzata il 16/11/06.

    [2Vedere in particolare JUáREZ Martín, « Dopo la battaglia della Città Universitaria, bisogna riprendere l’offensiva », 06/11/06, pubblicato sul nostro sito internet

    [3Il PAN, attuale partito al governo, e il PRD di López Obrador (che non dovrebbe occupare la presidenza dopo le elezioni presidenziali truffaldine di cui è uscito vincitore il candidato del PAN, Felipe Calderón) negoziano e fanno pressione sul PRI per arrivare a una soluzione in Oaxaca che passerebbe in parte dalle dimissioni di URO. Il PRI, per il momento, continua a sostenere il suo governatore mentre esponenti di questo partito (che ha regnato durante più di mezzo secolo in maniera autoritaria sul Messico) sono direttamente coinvolti nelle violenze para-militari che hanno più volte colpito i membri e militanti dell’APPO [NdT].

    [4Sindacato dei maestri di Oaxaca, del quale è partita la rivolta [NdT

    [5Fronte Popolare Rivoluzionario, partito riformista di origine stalinista che fa parte del settore conciliatore della direzione dell’APPO [NdT].

    [6Si tratta di una possibilità legale presente nella Costituzione messicana che obbligherebbe l’attuale governatore a dimettersi [NdT

    [7Sull’entrata della PFP il 29/10/06, vedere le dichiarazioni della FTQI e della LTS-CC, in particolare « Difendiamo la Comune di Oaxaca. Abbasso la repressione della PFP e dell’Esercito », 28/10/06, e « Fuori la PFP e l’Esercito da Oaxaca. W la resistenza delle barricate », 01/11/06 [NdT].

    [8Sono noti spregiativamente come « charros » fra i settori di sinistra e combattivi i burocrati sindacali messicani [NdT].

    [9Questo è la maniera in cui i politologi messicani di sinistra hanno definito quello che è una vera e propria « transizione ‘pactada’ », cioè una transizione concordata fra i tre principali partiti borghesi, il PRI, il PAN e il PRD alla fine degli anni novanta, per garantire una transizione « pacifica » dal « priato » (era dominata dall’autoritarismo del PRI) ormai screditato verso una pantomima democratica che permettesse una gestione meno esplosiva socialmente e politicamente degli affari della borghesia messicana e degli interessi del potente vicino del Nord, gli Stati Uniti [NdT].

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